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Tristezza...Covid Edition

  • nadiadurigon
  • 4 nov 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

C'avete presente la tristezza che vi prende quando finite di vedere na serie? O quando finite un libro anche. È tipo tornare da un viaggio. Sapevate benissimo che sarebbe finito, eravate in qualche modo preparati, eppure...diventate tristi.

Non succede sempre eh...

Durante questi mesi di lockdown e quarantene...preventive, volontarie, ordinate...abbiamo tutti visto, letto e subito magari anche, una quantità di cose e mica per tutte c’è venuta la faccia appesa. Ma sicuro qualcosa ha cambiato il nostro umore.

Beh, io credo di aver raggiunto proprio il fondo arrivando al secondo episodio della terza stagione di Suburra sentendo già il groppo in gola perché ne mancavano solo 4. E, nonostante potessi, non li ho divorati in un giorno solo come molti...vi ho immaginati voi, il venerdì alle 8 del mattino, col caffè fumante sotto le lenzuola a vedere come finiva sta storia dei re di Roma. Ma io no, io le cose me le godo piano piano...tanto sono figlia degli anni ’90, quando Netflix manco sapevamo cosa fosse e aspettavamo 7 lunghissimi giorni per un nuovo episodio...per non contare i mesi, o anni, che passavano tra l’uscita in America e quella in Italia.

Anyway, il mio disagio nell'aver visto la fine di quel qualcosa che mi ha finalmente appassionata dopo mesi, e con la prospettiva che le cose rimarranno come sono ancora per un po’, è stato tale che ho approfittato...si, lo ammetto...di un amica alla ricerca di una serie che non la stufasse al terzo episodio. Convinta potesse seriamente piacerle, le ho proposto Suburra con la speranza ne rimanesse affascinata e diventasse la mia scusa per ricominciare a guardarla “così commentiamo e poi inseme vediamo il finale”.

Sarà breve, lei a 4 episodi al giorno ci mette poco a vedere tutto...ma il dover in qualche modo aspettarla, il poter ritardare la fine, mi ha parzialmente risollevata.

Peccato solo prima o poi, come tutte le cose belle, debba finire.

E peccato per la mia dieta che la voglia di spaghetti aglio, olio e peperoncino continui a venirmi ogni volta che ne mangiano un piatto...proprio come la prima volta. Ogni spaghetto d’ora in poi mi riporterà ai ricordi a questo periodo di incertezze, delusioni, perdite...allietato fortunatamente da del buon cinema, o buona televisione...insomma da tanto innegabile talento. Che alla fine è una di quelle cose che, almeno a me, fanno sempre immaginare, progettare, sognare...nonostante tutto.

Il “vissero felici e contenti” dite? No non credo...nè loro...nè noi.

Ma la tristezza, come la felicità, è fatta di momenti. Senza una non c'è l'altra. Bisogna solo saper cogliere il buono, anche della tristezza, anche ai tempi del Covid.

 
 
 

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