Love Letter to my Dream Job
- nadiadurigon
- 3 lug 2017
- Tempo di lettura: 3 min
Alcuni non si renderanno mai conto di quanto sono stati fortunati a far parte di certe esperienze, a vivere certe emozioni, a conoscere certe persone…
Si, in un certo senso io fortunata lo sono. Ho certamente lavorato sodo e combattuto con le unghie e con i denti per avere ciò che volevo…e continuo a combattere per ciò che voglio ora, nonostante sia triste lasciare i “vecchi” sogni…in questo senso no, non sono fortunata. Ma se si parla della consapevolezza di far parte di qualcosa che va al di là di sé stessi, del proprio lavoro e della propria vita, beh allora tutto cambia.
Ho capito da subito che “la nave” mi avrebbe cambiata per sempre, ma è solo nell’incapacità di lasciarla andare per sempre, che mi accorgo di quanto io abbia dato e di quanto mi sia stato restituito.
Quando mi chiedono come sia lavorare in nave dico sempre “si, lavori tanto, ma io facevo l’animatrice e dovevo far divertire la gente, quindi per forza mi divertivo!”. Ovvio, ci sono giorni in cui la vita si fa davvero dura, certi turni che non finiscono mai, passeggeri che ti fanno uscire di testa e colleghi che a volte non sopporti. Ma quello che mi ha in un certo senso salvata è stato cercare ogni giorno, e fortunatamente trovalo, un motivo per andare a letto con il sorriso. Poteva essere un complimento di un passeggero soddisfatto, un pianto di un bambino che non voleva andare a casa, sentire i teens urlare per me in teatro, l’abbraccio di un collega, il sentirsi dire che hai fatto un buon lavoro, qualcuno che ti porta a mangiare i cornetti caldi alle 3 del mattino, un’attività riuscita particolarmente bene, un sorriso ricevuto, un’alba vista dal mini club mentre stai ancora al lavoro, una sfida contro tutti vinta per la tenacia e il duro lavoro… Ovvio, ci sono navi e navi, quelle dove stai meglio e quelle dove stai peggio, quelle dove incontri quell’amica speciale e quelle dove formi un trio tutto matto, quelle che non vorresti mai lasciare e quelle dove ci lasci il cuore…no, alt…il cuore io ce l’ho lasciato in tutte, pezzi più o meno grandi, ma al “mio” capo dico sempre: “quando cammini a ponte 4 guarda bene che da qualche parte ci sta un pezzettino del mio cuore”. Perché ogni nave, ogni avventura mi ha resa un po’ più forte, un po’ migliore, un po’ più matura e tanto tanto felice. Si, sono una persona felice, ed è per questo che ci tengo anche sempre a dire che: “no, non ho lasciato le navi perché non mi piacciono più o perché mi sono stancata…se potessi farei l’animatrice per tutta la vita! Ma sono un po’ stramba, e mi è venuto in mente un altro sogno da seguire, e se non lo seguo lo rimpiangerò per sempre, ed è dura, tanto dura, non imbarcare domani, ma se è il prezzo da pagare…”
Il problema è che mi ci vorrebbero due vite per fare tutto quello che voglio fare…almeno due! Perché poi, al contrario di tanta altra gente che cambia vita, io ci rimango attaccata come una sanguisuga alla mia “vecchia” vita, perché mi dà ancora la forza di andare avanti nei momenti difficili e mi fa ancora sorridere, immaginare, creare… Eh si, lo ammetto, mi sembra di tornare a casa quando torno in nave, anche solo per un giorno…e mi sento ancora parte di una famiglia quando il “mio” capo mi manda in esclusiva news sui progetti che sta realizzando. C’è gente che taglia i ponti, che non ne vuole più sapere…io dopo un po’ che ci sto lontana mi sembra di spegnermi piano piano. Forse cominciare un nuovo lavoro aiuterà, forse mi piacerà altrettanto e anche di più…ma l’amore è una cosa che non finisce per la lontananza o per le difficoltà. L’amore vero resta per sempre e per sempre troverà un modo per non morire.
Mi dispiace per chi non si emoziona più ripensando alle “navi” o non è disposto a fare qualche sacrificio per rispolverare un vecchio sorriso…probabilmente non siete mai stati innamorati, non del vostro lavoro!
Perché se sei fortunato abbastanza, il sogno che hai realizzato, continui a sognarlo da quanto bello è stato!
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